Teofilo Gillarduzzi a Cortina. (photo copyright° 2015 pio dal cin)
dopo il lavoro Teofilo si concede alla lettura del quotidiano
(photo copyright°2015 pio dal cin)
Teofilo Gillarduzzi ho avuto il piacere di conoscerlo mentre lavoravo a +Cortina d’Ampezzo .Era il papà della titolare dell’Hotel dove svolgevo le mansioni di portiere di notte. Teofilo era sempre in movimento nonostante avesse passato i cent’anni. Si alzava presto al mattino, verso le cinque, e dopo la sua rituale ginnastica preparava il caffè d’orzo. Il pomeriggio si vedeva spesso a tagliare l’erba con la falce e poi al bar a fare la partita con i “giovani” novantenni . Oggi per caso, ho ritrovato alcune foto che gli ho scattato ed ho scoperto che proprio ieri era l’anniversario della sua morte il 2005. Teofilo era l’ultimo dei Kaiserjager, aveva combattuto con l’esercito Austro-Ungarico poiché +Cortina d’Ampezzo era sotto l’Austria . Un modesto omaggio a un uomo tutto di un pezzo.
Ho trovato questo scritto su di lui in questo sito
Resta intatta l’immagine dell’epopea sulle crode, enfatizzata durante il conflitto e nei decenni successivi; in questo utilizzo

«Gli Italiani cantavano che lo straniero non avrebbe passato il Piave, ebbene io l’ho fatto, sono passato di là – racconta – e con me l’hanno fatto migliaia di altri soldati, nell’autunno del 1918, e ho sparato con il cannone, sino a quando ho avuto munizioni. Poi, quando sono finite, ho ricevuto l’ordine di ripiegare. Mi hanno fatto prigioniero gli Arditi, poi sono ritornato a Cortina a piedi, passando per il Trentino, sino alla nostra casa di Lacedel». Se Teofilo è ritornato, ed oggi narra la sua storia di guerra, una delle poche che può ancora essere raccontata, grazie alla longevità del protagonista, le altre giacciono nei libri, sono esposte nei musei. Oppure rinascono grazie a iniziative culturali, come la ricostituzione della Schützenkompanie Anpezo Hayden. Una milizia territoriale fatta di tiratori scelti, destinati alla difesa del loro paese, con una propria divisa e armi personali, affiancati alle truppe regolari, durante la prima Guerra mondiale. Un mondo che oggi rivive nella passione di un gruppo di volontari che ha un solo scopo: perpetuare la memoria.