Il Cedro è il simbolo dell’immortalità e dell’eternità.E’ l’incarnazione della grandezza d’animo e di elevazione spirituale per l’altezza del suo fusto e dei suoi rami. Spesso le statue sacre sono scolpite in legno di Cedro. Il Cedro del Libano, in antichità, era molto diffuso nella Mediterraneo Orientale. Si ritiene, infatti, che il tempio di Gerusalemme, il palazzo di Salomone ed il Labirinto di Minosse, fossero sorretti da colonne di Cedro.
Abbattere un Cedro del Libano di 150 nel mio modo di pensare è un vero e proprio delitto. Siamo stati abituati fin da piccoli a vedere gli alberi nel modo sbagliato. Erroneamente li consideriamo dei “vegetali”. Io li considero alla stregua delle persone umane. Esagerato? Pensate ad un mondo senza alberi per un momento e capirete che la vita non sarebbe possibile ne per noi “umani” ne per tutti gli esseri che hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere. I Nativi Americani mi hanno insegnato che gli alberi sono “persone ferme” e condivido appieno la loro filosofia a riguardo di un albero come questo che era sopravvissuto ai bombardamenti durante la guerra. Un monumento degno di onore e di rispetto cancellato dalla storia di Conegliano. Certo, il parere dell’ agronomo lo dava per “pericoloso”, ma non si poteva fare altrimenti? Questo mi chiedo e lo chiedo alla famiglia Zoppas che ha deciso per il taglio. Nel passato le querce erano tenute in considerazione come alberi sacri; tagliare un solo ramo era considerato un segno di sventura. Non vorrei essere nei panni di chi ha ordinato l’ abbattimento. A Villa Varda, Brugnera, appena si entra nel parco c’è un bellissimo Cedro del Libano. Era pericolante ed è stato salvato con un sostegno visibile ed efficace. Peccato. Adesso quello di Conegliano potremo solamente rimpiangerlo.
Il cedro centenario abbattuto in centro (foto +La tribuna di Treviso )
Dalla +La tribuna di Treviso leggo ” Ha resistito alle bombe della Grande Guerra, non alla fredda relazione tecnica di un agronomo che lo scorso dicembre lo giudicava«vulnerabile e pericoloso», e per questo da abbattere. Il cedro di Villa Zoppas che faceva ombra alla Fontana del Nettuno, un“Cedrus Deodara” alto 23 metri e con un’età stimata di 150 anni, è stato abbattuto ieri su ordine dei proprietari, i fratelli Enrico, Gianfranco e Maria Teresa Zoppas, tra gli sguardi malinconici dei residenti. «Da storica e da coneglianese, questo è un giorno triste per la mia città» commenta Isabella Gianelloni, consigliere del Pd che nei mesi scorsi si era battuta per un censimento degli alberi storici di Conegliano. Secondo lei e altri cittadini, la vecchiaia del grande cedro andava gestita meglio, senza aspettare che la situazione fosse compromessa, e il suo abbattimento almeno annunciato alla popolazione.
Il cantiere per l’abbattimento della pianta è iniziato ieri mattina, con tutte le complicazioni del caso per un “gigante” di 23 metri stretto fra palazzi e strade. L’assessore Miorin spiega perché non si poteva anticipare la notizia ai cittadini: «Non c’erano margini per una concertazione, il terreno è privato e il Comune non può opporsi. È stato fatto tutto quello che era necessario: un’indagine sulle condizioni biologiche e fitosanitarie dell’albero e sulla sua pericolosità. Conegliano perde un pezzetto della sua anima, spiace anche a me, ma la pianta non era più sicura».
Un anno fa subì la stessa sorte il pioppo del Cerletti.