Il post su Facebook ho deciso di rimuoverlo.La mia filosofia è che “la vita è troppo breve per stare zitti di fronte a qualsiasi fatto o ingiustizia alla quale ho assistito o assisterò nel mio breve percorso su questa terra”
Nel 1991 ero a Ramallah, in Cisgiordania (Territori Occupati dall’esercito di Israele) per documentare l’ INTIFADA, la protesta che vedeva contrapposti i giovani Palestinesi armati di pietre e l’esercito Israeliano armato di tutto punto.Ore 10:30 del mattino di un giorno qualunque a trenta chilometri a nord di Gerusalemme. Inizia la sassaiola. I militari assistono da lontano. Dopo un quarto d’ora caricano i dimostranti rincorrendoli con veloci e leggere Jeep. Un militare cattura un ragazzo di circa dieci anni e lo percuote.Punto la fotocamera e scatto a raffica. Il militare mi vede e da lontano mi fa segno di non fotografare. Gli rispondo alzando passaporto e tesserino che lo stesso esercito mi aveva rilasciato tre giorni prima grazie all’aiuto di +Associated Press per la quale ero in collaboratore in Italia.Il militare lascia stare il ragazzo. Sale in Jeep e in pochi secondi mi raggiunge. Sono in tre nel mezzo militare. Scendono e mi prendono di peso gettandomi malamente dentro. Mi portano al distretto di polizia dove verrò rilasciato dopo un breve interrogatorio e qualche livido procuratomi dal carico/ scarico dai militari.
Nel 1991 ero a Ramallah, in Cisgiordania (Territori Occupati dall’esercito di Israele) per documentare l’ INTIFADA, la protesta che vedeva contrapposti i giovani Palestinesi armati di pietre e l’esercito Israeliano armato di tutto punto.Ore 10:30 del mattino di un giorno qualunque a trenta chilometri a nord di Gerusalemme. Inizia la sassaiola. I militari assistono da lontano. Dopo un quarto d’ora caricano i dimostranti rincorrendoli con veloci e leggere Jeep. Un militare cattura un ragazzo di circa dieci anni e lo percuote.Punto la fotocamera e scatto a raffica. Il militare mi vede e da lontano mi fa segno di non fotografare. Gli rispondo alzando passaporto e tesserino che lo stesso esercito mi aveva rilasciato tre giorni prima grazie all’aiuto di +Associated Press per la quale ero in collaboratore in Italia.Il militare lascia stare il ragazzo. Sale in Jeep e in pochi secondi mi raggiunge. Sono in tre nel mezzo militare. Scendono e mi prendono di peso gettandomi malamente dentro. Mi portano al distretto di polizia dove verrò rilasciato dopo un breve interrogatorio e qualche livido procuratomi dal carico/ scarico dai militari.
Tornato a casa non ci fu il tempo per riposare. Zagabria era stata bombardata e il giorno dopo ero lì, con gli altri fotografi di guerra a far colazione in uno dei migliori hotel del centro, trasformato in centro stampa. Facevamo ogni giorno una colazione a dir poco ricca. “Se ci becchiamo una pallottola almeno avremo lo stomaco pieno” Scherzavamo con Peter Stone e gli altri. Peter era un fotografo Americano che si era trasferito a Praga per seguire gli eventi che stavano disegnando la nuova Europa e ci eravamo incontrati la prima volta nel 1989 in occasione della caduta del Muro di Berlino. Prima di lasciare il tavolo della colazione per correre dove c’erano i combattimenti, Peter chiedeva a tutti:”C’è qualcuno che si sente stupido oggi? Se è così allora resti in albergo, gli altri tutti con me”. E andavamo in prima linea (foto sotto) a documentare i combattimenti.
Questo è stato l’esordio della mia entrata a far parte del meraviglioso mondo del fotogiornalismo.
Avevo in realtà iniziato nel 1986 a Venezia con la Mostra del Cinema, e poi durante il Summit del 1987
In particolare questa foto mi aprì la strada ad una collaborazione con +Gazzettino che mi offrì di seguire la pagina di Conegliano come fotoreporter.. Non avendo un contratto però potevo spaziare, e questo mi consentì di recarmi in tutti i luoghi dove succedeva qualcosa di storicamente importante. Iniziai dal Muro di Berlino
e poi a Praga e nel dicembre del 1989, saputo della fucilazione di Ceausescu e sua moglie in Romania ero, con un amico fotografo di +Cuore Veneto Codognè Treviso a Timisoara a documentare la Rivoluzione di Natale
La ragione per la quale scelsi di essere un fotografo di guerra, oltre che ad essere il cronista della pagina di Conegliano era oprattutto la passione che ho sempre avuto per la cronaca e gli avvenimenti storici, irripetibili. Non mi interessavano i matrimoni o gli scatti di spiaggia che mi avrebbero sicuramente regalato una vita più tranquilla ed economicamente più agiata. Mi piacevano e mi piacciono gli eventi che lasciano un ricordo indelebile nella memoria, ma bisogna coraggiosamente affrontare, a volte sfidando la morte.
Ho ereditato la passione per la fotografia da mio padre Narciso. Mi ha attaccato un “virus” del quale (per fortuna) non sono mai riuscito ad imunizzarmi. Oggi a 60 anni mi considero un fotografo di strada. Mi piace fotografare la gente nelle strade e nelle piazze del mondo ma soprattutto quì nel nostro #VenetoMeraviglioso.
Domenica alle 17 ho deciso che avrei fatto alcune foto in piazza a Conegliano, la mia città natale. La Dama Castellana è sempre un avvenimento che vale la pena di fotografare. Non ho richiesto un pass, avendo deciso all’ultimo secondo. Ho centinaia, forse migliaia di scatti della Dama fatti per me e per il giornale in bianco e nero e a colori negli anni 80. Non sapevo che l’esclusiva era stata data ad alcuni “fotografi” (probabilmente gli scattini da matrimonio di cui riferivo sopra) che vedendomi si sono inalberati e hanno chiesto l’intervento del solito addetto stampa che di stampa non sa niente, il quale avrebbe sicuramente avuto il diritto sacrosanto di allontanarmi dalla scena (dove stavo “rubando” le foto agli scattini ufficiali), ma con le dovute maniere, come si usa in una società civile, non urlandomi e sbraitando verso la sicurezza “Chiamate i carabinieri”.Ho innescato una polemica su Facebook perchè non ritengo giusto essere umiliato così. Riconosco il mio errore di non essermi acvcreditato ma pensavo erroneamente di “giocare in casa” e non sapevo che gli SCATTINI di Conegliano potessero accanirsi su di me a tal punto da accusarmi di “intralciare i manifestanti e gli altri fotografi”. Altri hanno pensato di darmi dei consigli su quale mezzo usare visto che si sono scandalizzati dal fatto che assieme alla Nikon stavo utilizzando il mio smartphone per la diretta che stavo trasmettendo su Facebook.
Per questo, ho deciso di cancellare i post che stavano diventando sempre più acidi e personali specialmente da parte di quei “fotografi” che vorrebbero impartire lezioni a chi ha passato tutta la vita dietro un obiettivo, non come mercenario della fotografia ma come un appassionato.Finisco quì questa polemica ringraziando quelli che nel post mi hanno sostenuto e spero di non dover tornare più sull’argomento.
Infine un grazie a Treviso Today per aver pubblicato le mie foto della Dama (http://www.trevisotoday.it/video/dama-castellana-19-giugno-2017.html)