Il longevo Alpino a quattro zampe ha compiuto 40 anni (120 umani) un record Italiano e (forse) mondiale.

Iroso e il suo centoventesimo compleanno. Il Generale di Brigata Alpino più longevo della storia ha commosso tutti.

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Non si sarebbe offeso nessuno degli Alpini presenti se qualcuno avesse messo in testa ad Iroso, il cappello degli Alpini, anzi.

Il mio suggerimento per una foto con il cappello con la piuma bianca è caduto nel vuoto. “Non vorrei che si offendessero” Ha detto qualcuno. Non sono comunque certo mancate le attenzioni, le foto, i video, le carezze e i baci. Il centro dell’attenzione era lui, la matricola 212, con il numero stampigliato sullo zoccolo sinistro anteriore, ancora ben visibile, una volta che il governatore del Veneto, dottor Luca Zaia, lo ha spolverato a favore dei giornalisti e dei fotografi giunti in gran numer per immortalare questo evento che non ha precedenti nella storia.

Iroso, che ha perduto la vista da tempo ormai, sembrava tranquillo, ignaro forse di tutta l’attenzione che gli veniva dedicata. Alla sua presenza ci si sente vicini a una persona buona, mite, tranquilla e saggia. Iroso ha un’aura di bontà, un carisma naturale che attrae tutti, grandi e piccoli, con il suo silenzio e la sua folta pelliccia, quello sguardo sereno e quei due occhioni, che se  anche spenti ti danno un senso di pace. Oggi, nell’incontrarlo così da vicino, ho capito che cosa sia veramente il vincolo di affetto che può legare l’Uomo all’animale, creando un vincolo che non è lontano da quello che proviamo per le persone che ci stanno care, alle quali rivolgiamo il nostro quotidiano affetto.

Forse Iroso, con la sua longevità ci vuole insegnare che l’amore per tutte le Creature della Terra è cosa buona, che nel rispetto degli animali che ci accompagnano in questo viaggio che è la vita c’è una parte di quella felicità che inseguiamo. Forse il messaggio di  Iroso è quello in cui sperano tutti gli Alpini, di un re inserimento dei Muli nel loro Corpo.  Quale che sia, il messaggio, oggi, tutti coloro che lo hanno visto per la prima volta, o lo hanno rivisto, hanno sicuramente tratto una lezione dalla sua longevità.

A tutti gli effetti Iroso è,  e rimarrà sempre un Alpino, prima di tutto. “Se vi chiamanoMULO, rispondete GRAZIE!” Ha detto alla fine del suo discorso il presidente della regioneLuca Zaia. “Il mulo è figlio di un Asino e di una Cavalla. Nei suoi geni c’è il meglio di entrambi” Ha continuato Zaia. “A casa ho un cavallo di trent’anni, quando lo  vedo gli dico che c’è un suo “parente” che ne ha quaranta, e che non mi faccia fare brutta figura”.

Al di là delle battute scherzose, delle foto scattate, dei selfies con questo “monumento a quattro zampe”, l’omaggio che oggi è stato reso a Iroso è stato soprattutto commovente.

Tutti gli Alpini  che si sono avvicendati al microfono per rendergli omaggio, si sono commossi nel ripercorrere le tappe della strada che ha permesso ad Iroso di essere portato a casa, nella stalla di Antonio De Luca che lo ha curato con l’attenzione e l’amore che si dedica all’anziano papà, al nonno, al bisnonno.

Con la voce rotta dalla commozione Antonio ha illustrato le non poche difficoltà a cui è dovuto andare incontro, coadiuvato dagli Alpini del Reparto Salmerie di Vittorio Veneto per sostenere e portare avanti negli anni questo non facile impegno di accudire a questa Icona della storia degli Alpini. Antonio è stato accolto da un lungo applauso di incoraggiamento quando, nel ricordo della sua cara moglie, che è stata per lui un grande aiuto nella cura di Iroso, non riusciva a riprendere il discorso. Dopo l’applauso, con la grinta tipica degli Alpini, ha proseguito raccontando un interessante e curioso aneddoto che lo aveva visto protagonista quando si svolse l’asta per l’assegnazione di Iroso, salvato in quel giorno dalla macellazione grazie al suo impegno e a quello di tutti gli alpini, che volevano assolutamente aggiudicarsi uno degli ultimi appartenenti a questo Corpo che da sempre si distingue in Italia e nel mondo per la sua generosa solidarietà, espressa soprattutto nei momenti più duri e tristi della storia d’Italia.


Zaia ha ricordato che durante il suo mandato come presidente della provincia, aveva proposto di accogliere Iroso e gli altri Muli, anche per sollevare  De Luca dall’onere economico che derivava dal mantenere in buona salute questo eccezionale quadrupede. Antonio, Tony De Luca, ha però rifiutato l’offerta preferendo,con i suoi amici, a tenerlo in casa, nella sua stalla, dove ancora oggi si trova, a Manzana, a pochi chilometri dal centro di Vittorio Veneto.


Particolarmente commosso era anche il Tenente Colonnello che ha raccontato della colletta “illegale” promossa dagli Alpini per salvare Iroso e i suoi compagni da morte certa: “Sono arrivate offerte da tutta Italia” Ha detto con la voce rotta, mostrando la cassetta di cartone verde e gialla dove venivano raccolte le offerte.
“Abbiamo veramente fatto di tutto per salvarlo, e vederlo quì oggi è veramente commovente” Ha concluso prima che la voce traballasse ancora una volta per l’emozione.
Dopo la Benedizione degli animali (che normalmente si impartisce il giorno di S.Antonio Abbate), ha concluso la serie di interventi il prsidente Luca Zaia,che ha sottolineato l’appartenenza di Iroso al Veneto. “Iroso incarna co la sua voglia di vivere la concretezza, il coraggio e la voglia di andare avanti tipica dei Veneti. Iroso è un Veneto. Iroso è uno di noi, e se vi chiamano “mulo” rispondete Grazie!

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