Negli anni Ottanta abitavo in Florida. Uno stato dove gli uragani erano di casa. Questo Stato, dopo aver subito la forza della Natura agli inizi del 900, quando i primi uragani che si abbatterono sulle Florida Keys e Homestead fecero migliaia di vittime, corse ai ripari. Oggi grazie ad una avanzata tecnologia che si concentra nel National Hurricane Center di Miami, si riesce per per tempo a dare l’allarme alla popolazione, ad eseguire l’evacuazione forzata delle abitazioni che si trovano fino a tre chilometri dalla costa, a limitare i danni alle persone . Quando l’uragano tocca terra, a secondo della potenza espressa in una scala da uno a cinque, dove il cinque è il massimo, la sua devastazione è totale. Possono passare alcuni giorni senza acqua potabile, gas ed elettricità. Le persone evacuate vengono portate in centri di raccolta il più lontato possibile dalla costa, di solito scuole e palestre, attrezzate con brande, cibo ed acqua per almeno due settimane. Quando l’uragano esaurisce la sua forza le persone possono ritornare alle loro case, o quello che delle case rimane. A volte niente. Ho avuto l’occasione di visitare le zone più colpite da un uragano negli anni Ottanta e la devastazione era totale. Quello che mi ha colpito di più in quei giorni è stata l’enorme efficienza dell’apparato statale per riportare la vita e ridare speranza a coloro che avevano perso tutto: case, negozi, ristoranti attività commerciali piccole e grandi. Subito vennero istituiti dei fondi statali cospicui per la ricostruzione, mutui a tasso zero, o addirittura a fondo perduto, detassazione TOTALE PER DIECI ANNI e altre misure per rilanciare un territorio ferito. Ritornando nello stesso luogo, cinque anni dopo ho potuto notare che tutto era tornato non solo come prima ma meglio di prima. La zona devastata era RINATA grazie agli aiuti dello STATO che era subito e senza esitazioni intervenuto per dare una mano ad un’area che altrimenti non si sarebbe mai risollevata.

L’Uragano Economico del Corona Virus 2020
Chiaro il paragone con il VIRUS venuto (per l’ennesima volta) dalla Cina. Oggi stiamo provando sulla nostra pelle che cosa può significare dal punto di vista economico un disastro del genere. Tutte le attività piccole e grandi stanno soffrendo. Non serve elencarle. Si sta prima a dire che l’unico settore che si sta salvando è quello dei supermercati e delle grandi distribuzioni, presi d’assalto in un’orgia angosciosa per limitare un’assurda paura di rimanere senza cibo, nell’eventualità (del tutto infondata) di una pandemia. l’emoraggia va fermata con un’attento intervento chirurgico e NON CON UN CEROTTO. La devastazione economica prodotta da questo virus si farà sentire e il suo impatto sarà veramente molto duro (alcuni lo stimano con 40 MILIARDI Di Euro). A questo punto non restano che due alternative: Lo stato ci riconosca L’AUTONOMIA (e ci penseremo noi a gestire e distribuire le risorse in modo da far ripartire la LOCOMOTIVA dell’ITALIA chiamata VENETO) oppure stanzi e decida di mettere sul tavolo un PIANO MARSHALL che si concretizzi nello stesso modo in cui la FLORIDA gestisce gli URAGANI e cioè TOGLIENDO LE TASSE COMPLETAMENTE alle zone più colpite e supportando con gli stessi strumenti di cui sopra le attività di tutti i tipi indistintamente e in maniera veramente concreta. Le partite IVA, i piccoli imprenditori e i grandi, gli artigiani e tuttui coloro che per abnni hanno versato tasse su tasse ad un governo CENTRALISTA devono vedersi restituire il maltolto se vogliamo che tutto ritorni come prima, altrimenti sarà la catastrofe totale. Se non lo vuol fare lo STATO allora dateci la tanto agognata AUTONOMIA, ci penseremo noi VENETI a risorgere, come abbiamo dimostrato di saper fare nel corso della Storia, superando due Guerre Mondiali, siccità, alluvioni, terremoti e catastrofi naturali di ogni tipo. Non sarà certo un VIRUS a spezzarci. purchè non sia lo STATO senza intervenire, a farlo.
