
Il dodici di novembre 1986 per me era il giorno della fine di un vero e proprio incubo iniziato quarantotto ore prima. ero vivo, dopo un’esperienza che ha profondamente segnato la mia vita. Finito in acque infestate dagli alligatori dopo che ero caduto dall’imbarcazione che avevo affittato, mi ero ritrovato in elicottero verso l’ospedale più vicino all’Everglades National Park di Miami, in Florida. L’elica mi aveva morso le carni e in particolare il deltoide del braccio destro. Il dito indice della mano sinistra, senza più tendini faceva angolo retto con il medio, trenta punti di sutura sull’avambraccio destro, dal polso al gomito.Venti punti di sutura su due ferite da taglio (sempre grazie all’elica) sulla testa.
Cos’era successo? Parto con la barchetta affittata e senza nemmeno avere in tempo di fare venti metri cado all’indietro nella palude (profondità circa tre metri). Arrivo sul fondo e sapendo della presenza dei grossi lucertoloni cerco di schizzare fuori dalle acque il più presto possibile. Arrivato in superficie vedo che la barca mi sta venendo addosso (aveva iniziato a fare un cerchio dopo che ero caduto in acqua). Istintivamentealzo il braccio desro per ripararmi il viso (30 punti di sutura) e poi mi è sembrato di entrare in un grosso tritacarne. Niente dolore al momento e nemmeno quando chi mi ha ripescato (grazie) mi ha sdraiato sul pontile con la faccia verso il cielo dove dopo venti minuti è arrivato il caro vecchio elicottero. Non ho mai perso conoscenza.Girando lo sguardo verso destra potevo vedere l’osso del braccio scoperto dalla profonda ferita. Ho pianto, pensando che l’avrei perduto. Arrivai dopo dieci minuti di volo al Broward Community Hospital di Ft. Lauderdale dove cominciai a sentire il dolore- Il medico di turno mi elencò le ferite e mi disse che mi avrebbero operato per suturarmi. 10-9-8-7…. Puff!
Mi svegliai dopo cinque ore La ferita che preoccupava di più era quella al muscolo deltoide. Non tanto per la sua gravità (l’elica lo aveva reciso verticalmente rispetto al busto) ma per il fatto che l’acqua non limpidissima o la presenza di ruggine nell’elica avrebbero potuto scatenare un’infezione. In questo caso l’arto sarebbe stato amputato-
Immaginatevi quarant’ottore così, ad aspettare il verdetto. Ti fanno cambiare dentro,molto profondamente. Arrivò il dottore con un sorriso e capii che avrei conservato il mio braccio. La convalescenza nell’ospedale durò 18 giorni e poi altri sei sette mesi a casa per riabilitare il mio indice sinistro che si era trasformato in una specie di pezzo di legno e ovviamente il braccio destro che attendeva la guarigione.
Perchè racconto questo? Perchè ho rischiato veramente di morire quel giorno, lontano nel tempo ma ancora molto vivido nelle mie emozioni. Ogni tanto ci ripenso. Non ho incubi. Ogni tanto mi sogno di camminare su un tappeto fatto di alligatori. Quello che ho imparato è che non bisogna dare per scontato ciò che abbiamo. La vista, l’udito, la possibilità di deambulare, di usare braccia e mani eccetera eccetera. Non voglio fare prediche a nessuno ne ergermi a “uomo saggio della montagna sacra” ma quando ritorni da un “viaggio” del genere capisci molte più cose di prima. Per questo, ogni anno, il giorno 8 novembre festeggio il mio nuovo compleanno. era il 1986. Sono nato nel 1956. Ho due compleanni.