
PIANZANO- Giselle si potrebbe definire in poche parole una “Globetrotter della solidarietà”. Curiosa, acuta, intelligente e preparata con una gran voglia di conoscere la vita, il mondo. Spinta da un desiderio irrefrenabile di aiutare il prossimo, di viaggiare per conoscere situazioni e confini mai visti, genti e situazioni sconosciute ma che appartengono tutte alla stessa umanità, spesso dimenticata o ferita, bisognosa di qualcuno pronto a tendere una mano. E’ sicuramente questa sua forza d’animo, questa indole, che le permettono di ottenere un impiego con l’ONU in Mozambico per undici mesi, nel quale è attualmente impegnata fino a giugno del 2021- “Un progetto di accoglienza e di emancipazione di rifugiati nella città di Maratane, nel nord del Paese africano dove dagli Stati confinanti sono giunti migliaia di profughi in fuga dalla guerra: “ Si tratta di un campo stabile di profughi- Racconta Giselle- Patrocinato e costruito nel 2001 dal governo locale, dove in costruzioni stabili sono ospitate circa 9000 persone. Finanziato dal World Food Program (Premio Nobel per la Pace 2020) con sede a Roma, è un progetto dove i profughi vengono accompagnati in un percorso di emancipazione personale che passa attraverso l’agricoltura, l’allevamento, l’artigianato fino a portarli alla completa autonomia economica” Non è stata però una passeggiata arrivare a questo punto per Giselle che ha iniziato il suo percorso dalla laurea all’università Ca’Foscari in “Lingue Arti Storia Civiltà ad indirizzo Politico Internazionale” , completato successivamente con un biennio specializzandosi in relazioni internazionali. “Ho concentrato molti esami nel primo anno di studi, lasciandomi il secondo anno per un progetto di volontariato dell’AIESEC (Sviluppo della leadership giovanile dal 1948) in Indonesia dove mi sono fermata per tre mesi come volontaria alloggiando presso una famiglia locale. In quei mesi ho insegnato l’Inglese a circa 80 ragazzi divisi in classi da 20 alunni ciascuna”Nel 2014 Giselle si trasferisce in Ruanda dove si appoggia ad una ONG locale che ha lo scopo di promuovere l’integrazione delle donne attraverso lo sviluppo rurale, l’agricoltura, il microcredito. Giselle è affascinata dalla storia di queste donne coraggiose che in vent’anni, dal 1994 (anno del genocidio Tutsi) al 2014 hanno contribuito alla rinascita e alla ricostruzione socio economica del Paese. Realizza un documentario di 50 minuti che ne ripercorre la storia con interviste e racconti di chi ha vissuto e in certi casi è sopravvissuto al genocidio(wikipedia.org/wiki/Genocidio del Ruanda). Negli ultimi mesi della sua permanenza in Ruanda Giselle scrive un progetto che viene accolto e finanziato dalla Caritas Diocesana, si tratta di aiutare legalmente coloro che per svariate ragioni non lo possono fare e allo stesso tempo avvia una scuola di taglio e cucito sovvenzionata da una raccolta di fondi di 4000 Euro che le permettono di acquistare nuove macchine da cucire e spazi più ampi dove sistemare le donne che vogliono imparare questa tecnica.Nel marzo 2015 Giselle si laurea con la tesi sulle donne del Ruanda ““Rwanda of the Women” An overview on the situation of Rwandan women nowadays” La giovane Argentina e Veneta rimane ancora nella terra africana fino all’agosto 2017 dove realizzerà un altro progetto sociale che chiamerà “Qualcosa in più per noi donne”. Si tratta di una piattaforma di discussione collettiva dove le donne si trovano a discutere di cultura arte ed emancipazione sociale. “All’inizio eravamo in 30 iscritte per arrivare verso la fine del 2020 in un centinaio- Racconta Giselle- Fino a marzo potevamo farlo in presenza poi, con il Covid abbiamo dovuto fare tutto online. I suoi progetti futuri di tornare in Argentina e successivamente in Sierra Leone vengono sconvolti dalla pandemia del Covid, alla quale segue il lavoro attuale con l’ONU che la vede impegnata on i rifugiati a Maratane Il suo contratto scadrà a giugno del 2021. “Non lo so cosa farò dopo- Dichiara Giselle- So solo che finora tutto quello che mi è successo è stato come l’incastro di un puzzle. “Sono felice ed entusiasta di quello che sto facendo qui in Mozambico. Le mie giornate sono piene ed intense di lavoro che può essere di back office oppure di presenza al campo profughi per controllare che tutto proceda come deve. Il Covid ha avuto un’impennata di infezioni qui dopo le feste natalizie, non viviamo in lockdown totale ma ci sono delle restrizioni ovviamente. In questo Paese che conta circa 28 milioni di abitanti abbiamo avuto circa 300 morti.” Alla fine del suo contratto, a giugno Giselle tornerà a Pianzano (dove mamma e papà gestiscono un negozio di erboristeria di fronte alla chiesa) per un breve periodo di riposo, ma c’è da scommettere che la valigia sarà pronta per la prossima “avventura” con l’energia che la caratterizza, pronta ad essere messa al servizio di chi ne avrà bisogno, e dove la porterà il destino sarà comunque una nuova esperienza per questa giovane donna che crede profondamente nella solidarietà e nella possibilità di cambiare le cose e di migliorare la vita delle persone che incontrerà nei suoi prossimi impegni