La morte sulle strade della Marca. Distrazioni? Malori? Fatalita?

Oggi,sabato 24 aprile 2021 la cronaca mi ha portato sul Menare’ la strada che da Conegliano porta a Vittorio Veneto. E morta una donna di 45 anni. L’incidente è successo poco dopo le 14:30 . La donna procedendo verso Conegliano ha lentamente iniziato ad invadere la corsia opposta. Sembra possa essere stato un malore o una distrazione. Dall’altra parte sopraggiungeva un camion della Savno che ha cercato inutilmente di evitare la piccola Opel Agila di colore verde. Un impatto terribile che non ha lasciato scampo alla donna senegalese residente a San Vendemiano. Morta sul colpo o quasi.Tornava a casa dai suoi figli, da suo marito, con la spesa appena fatta. Le strade della Marca tornano ad insanguinarsi . Qualche settimana fa un’altro schianto a Pieve di Soligo. Prima un’altro incidente sulla Carbonera, la strada che collega Pare’ di Conegliano a Pieve di Soligo. A fronte di un minor numero di auto che circolano gli incidenti di fatto sono aumentati. Perché?

Le risposte possono essere tante. Purtroppo credo che la distrazionesiauna delle cause principali. Ancor di piu’ la mancanza di concentrazione e di estrema attenzione che il guidare dovrebbe richiedere. Guidiamo spesso pensando ad altro, proiettandoci nel futuro, dove saremo tra qualche minuto con l’auto, e ci distraiamo dal momento attuale. Molti purtroppo usano il cellulare. Basta il classico “beep” di Whatsapp per attirare l’attenzione sul telefonino invece che guardare la strada. Basta un secondo a volte. Con questo non voglio assolutamente attribuire all’ incidente di oggi nessuna causa particolare. Potrebbe benissimo essersi trattato di un malore. La mia e’ una considerazione generale e non rivolta agli specifici casi. Non sta a me capire cosa sia successo e perche’. Molti mi hanno chiesto come faccio a fotografare certe scene, a rimanere emotivamente staccato da quello che vedo in certe occasioni. la risposta non e’ facile. Spiegare che ,chi fa questo lavoro da oltre quarant’anni, trova il modo di staccarsi emotivamente da quello che vede non e’ semplice. Non siamo ne cinici ne senza cuore. Il lavoro va fatto e anche se non e’ piacevole bisogna raccogliere i dati, le testimonianze, cercare di ricostruire i fatti senza travisare la realta’. Nella mia carriera di fotogiornalista, che e’ iniziata con le fotografie di guerra ne ho viste di tutti i colori. la vita e’ fatta di tanti episodi, a volte piacevoli, a volte tristi, a volte positivi altre drammatici e negativi. E’ quello che definisco le “montagne russe della vita”; un su e giu’ di emozioni dettate dalla cronaca al quale e’ difficile sfuggire. Occorre abituarsi a tutto. L’importante e’ farlo con grande rispetto per le persone coinvolte, sia nel bene che nel male. Dopo quasi cinquant’anni di fatti di cronaca piu’ o meno importanti, vicino a casa o a mille chilometri di distanza e’ questo che mi sento di scrivere. Ci sono tuttavia due situazioni di cronaca delle quali non scrivero’ mai: 1) La morte di bambini piccoli, (credo che il dolore di chi subisce una perdita cosi’ enorme vada rispettato a 360 gradi e personalmente ho sempre rifiutato di scrivere quando mi sono state proposte storie del genere. 2) Suicidi. Il suicidio e’ una tragedia personale che coinvolge la famiglia in una maniera troppo forte e intima. Bisogna rispettare questo, come fanno ormai da anni i colleghi giornalisti anglosassoni che dedicano al suicidio solo un paio di righe. Ricordo agli inizi della mia strada di fotogiornalista, negli anni Ottanta, ci furono degli episodi di “copia e incolla” che mi lasciarono esterrefatto. Il resto e’ tutto parte della vita e ritengo di poterlo affrontare con la consapevolezza di rispettare coloro che vengono direttamente per scelta, o loro malgrado coinvolti nelle varie storie che ogni giorno riempiono i giornali. Il mio sforzo e il mio impegno e’ sempre stato quello di raccontare la VERITA’ senza inventare niente, senza ferire nessuno. (pio dal cin)

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