
De tute le foto che ò vu la fortuna de scatar, quele che me à dat pi sodisfazion no le è certo stade quele dei atori cantanti omeni o femene famosi, capi de stato o papi, ma la Zent che se trova in strada.
A New York, Miami, Conejan, Betlemme, Praga, Codognè, Berlino, Zagabria, Santa Fe’ Los Angeles, o a Zimeta me à sempre attirà le facce e i visi segnadi della Zent de strada…. Visi che te conta na storia solche a vardarli….
Al pì dele volte i è “barboni” (li ciamen cussì, ma a volte i veri barboni sen noialtri) che i à sti oci che te varda e i voria contarte la so vita, ma sembra che no sie massa bastanza temp par scoltalrli.
Al pi bel de tuti i volti de strada che ò fotografà, le statt Marcellino, Marcellino Gloria; eccolo qua’ fotografà pena fora de la stazion dei treni a Venezia.
Quando che ò comincià a far al reporter, andee ogni dì a Venezia in te un studio fotografico vizin a Piazza San Marco (fotoattualità). L’era un studio che el fea le foto par al gazetin, e mi me interessea imparar le varie tecniche de sviluppo e stampa e “taglio giornalistico” de le foto.
Ho ciapà al treno tutti i dì, par un anno. Marcellino l’era sempre là, in tea prima panchina a sinistra, vegnendo zo’ da le scale dea stazion.
Nol domandea mai ne schei ne altro, ma se vedea chel vea bisogno de tutt…
Un dì.. me son fermà e ghe ò domandà se ghe servia qualcossa, lu al me à dita che l’era a posto e dopo qualche minuto al à tacà a contarme la so storia….
No la divide quà, parchè, anca se Marcellino adess l’è in Paradiso, me despiasaria metter la so storia in pubblico.. Quel che importa l’è che lu, nonostante la dificoltà de viver su na strada, l’à sempre conservà na dignità che se ghe la leze sui oci…
Dovunque tu sia in questo momento Marcellino Gloria…. Un saluto ed un abbraccio.
Breve traduzione per i pochi che non capiscono il dialetto Veneto
Grande soddisfazioni sono derivate da quarant’anni di attività come fotoreporter (a volte anche delle amarezze e delle delusioni profonde, specie da coloro che avrebbero dovuto capire di più). Ho visto luoghi felici, la guerra, la morte, la gioia il dolore,i volti delle persone e i loro caratteri. Ho fotografato e conosciuto attori, registi, cantanti, papi, re e regine. La cosa che mi ha più affascinato in tutto il mio percorso è stato quando, sviluppando le mie foto in camera oscura mi sono accorto che il negativo del papa a Lorenzago e quello del barbone a Venezia erano uguali. Mi ha aperto il cuore vedere che i due negativi erano assolutamente uguali. Se non avessi stampato le due foto non avrei potuto vedere nessuna differenza tra i due. Morale della favola: possiamo essere dei barboni oppure dei re, ma alla fine siamo tutti, più o meno degli esseri umani, con le proprie emozioni, le proprie paure, gli sbagli, i desideri, le aspirazioni e tutto ciò che fa parte della nostra vita. Quello di cui non bisognerebbe mai dimenticarsi è IL RISPETTO. Il rispetto perla dignità, per le fatiche e le aspirazioni altrui. Le posizioni che copriamo nella vita non devono essere mai motivo di umiliazione per gli altri. Basta stare un pò attenti e mettersi nei panni di chi abbiamo davanti, o di chi deve svolgere un lavoro del quale noi siamo alla fine responsabili. La vita è troppo breve per essere distratti e pensare che le persone siano delle piccole pedine in una scacchiera della quale noi controlliamo i movimenti per arrivare allo scopo finale. Vale più, Vale molto di più credere e pensae che tutti, pedine, alfieri, regine, re siano parte di un gioco di squadra dove però non bisogna mai dimenticare la fatica, l’impegno, lo sforzo, a volte fatto solo per pura passione e non per il bonifico mensile. E’ molto facile dare per scontate le persone e quello che fanno per noi, se abbiamo dei ruoli importanti e di comando. Chi è nelle stanze di controllo deve assumere un atteggiamento più umile e più comprensivo verso coloro che faticano ogni giorno per sopravvivere. Un esempio lampante sono i nostri politici. Le norme applicate in questo periodo difficilissimo per tutti sono state a volte giuste a volte ingiuste ma non hanno sempre tenuto conto della sofferenza delle categorie, delle persone che hanno perduto il lavoro, di chi aveva degli impegni finanziari imortanti andati al macero perchè chi doveva decidere non si è mai sporcato le mani di terra o non ha mai lavorato fisicamente in vita sua. La pandemia ha lasciato i segni su tutti, in un modo o nell’altro. Molti hanno perduto persone a loro care, e questa è la tragedia più grande. MOlti hanno perso il lavoro, le loro attività, le loro speranze in una vita migliore. Molti hanno perso il senso del reale. Vivere virtualmente e lavorare tutti i giorni dietro lo schermo di un PC può essere deleterio, viene a mancare il senso del reale, ancora di più. Oggi ho deciso di pubblicare le foto di MARCELLINO GLORIA. Il Barbone della stazione dei treni di Venezia che vedevo ogni giorno andando a lavorare come fotoreporter alle prime armi. MARCELLINO non chiedeva mai la carità, nella sua condizione precaria aveva una grandissima dignità. Se gli offrivi qualcosa non la rifiutava ma non chiedeva MAI. Questo suo atteggiamento mi ha fatto molto riflettere. Marcellino era mite e dolce, una persona veramente squisita. Un giorno, mi sono seduto con lui, mi ha raccontato di essere stato un insegnante di pianoforte, era originario del Piemonte. Nessuno è riuscito a farlo andare in una casa di ricovero. Preferiva rimanere da solo, in quella panchina, la prima a sinistra scendendo le scale della stazione dei treni, andando verso Strada Nova. MARCELLINO GLORIA la più bella persona che abbia fotografato in quarant’anni e milioni di scatti.( Pio)