Da bambino ricordo partecipavamo con grande emozione alla festa dell’albero organizzata dalla scuola. Piantavamo dei nuovi alberi. Alcuni sono ancora li, dopo decenni. Oggi sembra che la cultura del TAGLIO prevalga sull’ IMPIANTO e questo a mio avviso è diseducativo
A cosa serve , mi chiedo tagliare degli alberi centenari salvo poi organizzare feste degli alberi che dovrebbero servire alla sensibilizzazione delle giovani generazioni alla cultura della salvaguardia e della protezioni di questi “amici dell’Uomo”. Tagliare un albero centenario (non malato, ma che da fastidio perchè magari ingombra un passaggio) è come fare una iniezione ad un anziano perchè non si desidera più averne cura e sopprimerlo. Tagliare unalbero centenario significa aver innanzitutto poco rispetto per coloro che lo hanno messo a dimora, oltre che a privare l’ambiente (di cui si parla tanto oggi) di un importante apporto di ossigeno, oltre che alla dimora e al rifugio per alcune specie di volatili. Ma la cosa peggiore è l’insegnamento che ne deriva: à come dire”E’ vecchio, ingombrante e da fastidio, meglio toglierlo di mezzo a colpi d’ascia o di motosega, tanto chi se ne accorgerà in questo baillame dove non si tiene conto nemmeno più delle persone.” Immaginiamoci degli alberi. Eppure i Nativi Americani li considerano (giustamente) alla stregua di PERSONE (standing people li chiamano). Quanta ignoranza nei nostri paesi, quanta leggerezza. Peccato, perchè è sicuramente un messaggio negativo per i nostri ragazzi, per i nostri figli e per le generazioni future. Chi ha tagliato si metta una mano nella coscienza e mediti su quello che ha fatto. Quella quercia, quel pioppo, quella magnolia, quella betulla, quell’ippocastano, non ricresceranno. Una responsabilità enorme.


