
Ho scelto di partecipare e di raccontare i funerali di tre dei quattro giovani morti nel terribile incidente di GODEGA di domenica scorsa.L’altro ieri ho seguito quello di Xhuliano, ieri quello di Daniele, oggi pomeriggio sara’ l’ultimo, quello di Daniele Ortolan a Orsago. E’ una tragedia immane per tutta la comunita’ e il territorio.

Anche per chi non conosceva personalmente i ragazzi. Come me. Non li ho mai visti ne incontrati, ne sentiti nominare prima di quella tremenda notte di domenica 14 agosto. Eppure li ho visti. Li ho visti ai funerali, potevano essere chiunque di quei giovani coetanei che grazie ad un probabile passaparola indossavano pantaloni e maglietta neri. E’ toccato a loro, a Xhuliano, ai due Daniele, a Marco ma poteva toccare a chiunque degli altri presenti ieri e oggi ai funerali.
UN’ESPERIENZA FORTE PER TUTTI
Forse il primo incontro a tu per tu con la morte. La morte di una persona cara, una persona con la quale abbiamo condiviso gioie e sogni, dolori e progetti, problemi e cose belle. Non e’ facile gestire il dolore , un dolore cosi’ profondo e improvviso. Bisogna lasciarlo andare, non trattenerlo, sfogarlo nel pianto piu’ forte, senza vergogna. Il pianto e’ un regalo del Creatore per fare in modo che pian piano il dolore defluisca in modo naturale dal nostro corpo. I Nativi Americani lo spiegano con una parabola: “Il dolore e’ come un cavallo che corre in riva al mare, in quell’area dove si infrangono le onde. chi lo sta cavalcando, senza sella lo spinge e lo lascia andare, senza briglie, senza ordini specifici, ,o lascia correre e basta. Quando stanco, se fermera’ lo fara’ da solo“. Uno dei ragazzi di oggi, con il quale ho parlato mi ha detto che : “Consapevole che Daniele non e’ piu’ qui con noi fisicamente ma lo e’ in spirito. Daniele e’ il nostro Angelo con la maiuscola, con il quale torneremo a parlare attraverso il cuore. Lui e’ con noi e lo sara’ per sempre’ Parole sante, specie se in bocca a un ragazzo di diciotto anni. Oggi ho visto le mamme dei due ragazzi abbracciarsi, nella condivisione di un dolore troppo immenso per essere capito o discusso. Ho avvicinato il nonno, la nonna, il papa’ la mamma e il fratello, in momenti separati nell’arco di un’ora mentre cercavo nei momenti in cui non riuscivo a trattenere l’emozione, di farmi scudo con la fotocamera sperando che nessuno leggesse la mia commozione genuina di fronte a questo dolore che alleggiava e si esprimeva in tutta l’area con pianti e singhiozzi. Le persone si abbracciavano e piangevano, piangevano e si baciavano per far capire ai familiari che non erano soli. Mi ha colpito la grande dignita;’ e la fermezza di mamma e papa’, del fratello che come i suoi genitori, nonostante la sua giovane eta’ e’ riuscito a contenere il suo dolore con grande maturita’ e saggezza. A seguito il mio articolo uscito oggi con il GAZZETTINO

CORDIGNANO -“Forse lo abbiamo perduto fisicamente, ma per noi Daniele oggi e’ un Angelo con la lettera maiuscola. E’ per sempre con noi e restera’ nei nostri cuori da dove continueremo a parlargli con lo stesso affetto” Lo vuole ricordare cosi’ mentre le lacrime gli scendono dagli occhi uno dei suoi migliori amici. :” Quello che e’ successo e’ terribile per tutti noi.Ci sono momenti in cui ci guarduiamo tra di noi senza parlare.-Continua il diciottenne con maglia e pantaloni neri- Adesso e’ il momento di piangere, senza vergogna. Facciamo vedere le nostre lacrime, impariamo a gestire il nostro dolore, ma siamo consapevoli che chi si ama non muore mai”
Un migliaio di persone hanno partecipato ieri alle esequie di Daniele De Re, uno dei quattro ragazzi deceduti nel terribile incidente dove hanno perso la vita in quattro. Un evento che ha segnato profondamente tutto il territorio per la giovanissima età dei quattro amici, tra i 18 e i 19 anni. La grande chiesa del paese non ha potuto contenere tutti coloro che hanno voluto stringersi attorno a mamma Federica, papa’ Ivan, il fratello Giulio e i nonni Agostino, Lucia, Federico e Franca. Pieno il sagrato e parte della piazza principale. la bara bianca e’ giunta alle 10 in punto accompagnata dai familiari e da una leggera pioggia, come se anche il cielo volesse unirsi al tremendo, ma composto dolore, dei genitori, dei parenti e dei numerosissimi giovani che hanno dovuto per la prima volta nella loro vita confrontarsi con la perdita di una persona cara e che con gli occhi gonfi cercavano di capire il perche’ di questo enorme dramma che ha segnato tutti in questi giorni. Dopo la recita del S. Rosario, prima dell’inizio della Messa uno degli amici di Daniele ha letto un messaggio:

”Dani, non riesco ancora a crederci, vorrei tu potessi spiegare perché ti dobbiamo salutare così presto. In questi undici anni sono riuscito a conoscerti nelle tue diverse sfumature, tutte legate da un cuore troppo grande per essere nascoste dalla tua felpa nera. Nella nostra amicizia i gesti sono venuti sempre prima delle parole, ma ora non posso che dirti che ti voglio bene. Ho sempre ammirato la mente geniale, le tue intuizioni e il tuo modo di affrontare le cose, un potenziale immenso. Buon viaggio”. Al termine della cerimonia il corteo ha raggiunto a piedi il cimitero dove la salma del diciottenne e’ stata tumulata vicino a quella di Xhuliano Kellici, uno dei quattro amici che erano insieme nella Polo andata a schiantarsi contro un albero e del quale i funerali erano stati celebrati giovedi’ mattina .


Il silenzio di tutti i presenti e’ stato interrotto dal disperato pianto della nonna Lucia e quando il sacerdote ha benedetto la bara erano in molti a restare per dare un segno concreto della loro vicinanza ai familiari. Particolarmente toccante il lungo caloroso commosso abbraccio tra le due mamme, unite in un modo cosi’ tragico dal dolore della perdita del loro figlio. Lentamente sono poi sfilati, uno ad uno i suoi coetanei, molti con gli occhi gonfi , altri con espressioni attonite, quasi non volessero credere a quello che stava succedendo. La mamma, il papa’, il fratello, i nonni; tutti ad abbracciare quegli amici che fino a pochi giorni fa condividevano le stesse speranze, gli stessi sogni di Daniele in una vita che stava spalancando di fronte a lui con tutte le opportunita’ per una mente brillante e un carattere socievole e buono come il suo: “Veniva sempre ad aiutarci – Ricorda Bruno Polese, classe 1949, uno dei fondatori della Pro Cordignano assieme al nonno Agostino- Era un ragazzo d’oro. Siamo venuti tutti oggi per dargli il nostro saluto” Il nonno Agostino piange mentre stringe mani e abbraccia gli amici che commossi e con le lacrime agli occhi lo stringono forte:” Era un ragazzone alto e forte, e quando la nonna gli preparava le crostate non sapeva resistere. Non e’ giusto. Lui e gli altri tre avevano assieme la mia eta’” Vicino al muretto ci sono alcuni anziani che commentano a bassa voce:”Dobbiamo insegnare ai nostri figli, ai nostri nipoti il valore grande della vita. Sono cambiate tante cose. Anche noi si, abbiamo avuto diciotto anni. Forse e’ stato solo un destino terribile. Dobbiamo fare di piu’ e far capire ai nostri nipoti che con la vita non si puo’ scherzare.”(pio dal cin) @riproduzione vietata – Foto e testo copyright @ pio dal cin
